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La recensione di Francesca Bonanni
 

Un uomo lacerato «Oltre le trincee»
Sul palcoscenico sorretto da strutture di vetro, alludenti alla cellula di un minerale, scoppia la guerra; trincee, sacchi di juta, soldati con gli elmetti, crepitio di fucili. Accanto a un cumulo di macerie un infermiere in divisa militare deplora i mali della guerra; potrebbe essere uno dei tanti soldati che combatterono nel primo conflitto mondiale, ma poco dopo scopriamo che si tratta di un combattente di eccezione: Pierre Theilhard de Chardin, gesuita, teologo, geologo, paleontologo, mistico di grande intensità, cattolico scomodo,, accusato da più parti di panteismo. Al fronte, dove fu effettivamente per trentatré mesi, Pierre Theilhard si fa inviare dalla cugina Margherita, con la quale è in costante rapporto epistolare, il libro di Flaubert Le tentazioni di Sant'Antonio.
Tra le angosce della guerra nell'animo di Pierre si produce uno sdoppiamento di personalità; egli si sente Sant'Antonio e come Sant'Antonio deve resistere alle tentazioni; il tentatore in questo caso è Ilario, discepolo di Antonio, e le sue argomentazioni riguardano soprattutto il dogma; e così dinanzi agli occhi di Antonio sfilano con le loro allettanti dottrine una serie di eretici (da Manes a Saturnino a Valentino fino ad Ario). Antonio pare vacillare nella sua fede, ma poi riassunta la personalità di Pierre Theilhard trova un momento di quiete nelle comuni ricordanze che lo legano alla cugina.
Sul fronte giunge avventurosamente un carro di teatranti. E che cosa mettono in scena se non Le tentazioni di Sant'Antonio? E il tormento spirituale di Pierre di nuovo vivo si placa in una sofferta preghiera, pronunciata tra l'infuriare della guerra, che semina morte dovunque.
Che Fabio Storcili volesse esprimere con Oltre le trincee una sua idea sull'angoscia spirituale dell'Uomo (i tre poli emergenti sono Sant'Antonio, Flaubert, Theilhard) è indubbio; ma la quantità di spunti, di sollecitazioni letterarie, erudite, didascaliche resta come irrisolta; senz'altro, nel non semplice proposito di drammatizzare un testo letterario, più facile è stato dar vita al personaggio del tentatore Ilario sfuggente e sardonico, che rendere scenicamente accettabile la dicotomia presente in Pierre-Sant'Antonio; l'impegno del regista Giupponi è stato quello di concretizzare in immagini sceniche le allucinazioni di Pierre-Antonio; così le figure degli eretici appaiono in scena inchiodate a grosse icone, la cugina Margherita è una presenza effettiva sul palcoscenico, circondata dagli arredi del suo salottino primo Novecento, la regina di' Saba è una procace negretta che invano ancheggiando tenta di irretire Sant'Antonio.
Carlo Hintermann ha dato vita al duplice personaggio di Pierre-Antonio con una recitazione allucinata, tutta sofferta; Virginio Gazzolo era Ilario e insieme Le Normand; Martine Brochard una lieve Margherita perfettamente adatta, con il suo accento francese, al ruolo assegnatole. Gli altri erano Massimo Palazzini (padre Duval) e Virginio Zernitz (capitano Bouehard). Appropriate le musiche di Giancarlo Chiaramello. Accoglienza del pubblico estremamente calorosa.
Francesca Bonanni Il Tempo, Roma, 22 Luglio 1984




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