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La presentazione del Direttore Artistico
 

"Giunsero, a un momento predeterminato, ad un momento nel tempo e del tempo,
Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, che noi chiamiamo storia: intersecando, bisecando il mondo del tem-po, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo,
Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento. (...)
Dunque sembrò come se gli uomini dovessero procedere dalla luce alla luce, nella luce della Parola,
Attraverso la Passione e il Sacrificio salvati nonostante il loro essere fragili.
Bestiali come sempre prima, carnali e opportunisti come sempre prima, egoisti e ottusi come sempre prima,
Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la propria marcia sulla via illuminata dalla luce;
Spesso fermandosi indugiando sviandosi, ritardando, tornando, eppure mai seguendo un'altra via.
"
Ecco il momento, ben descritto da Eliot, nel quale l'Eterno irrompe nella storia, donando ad essa un senso, un significato. Da quel momento gli uomini possono trovare una strada, intraprendere un percorso, vedendo finalmente la luce, sep-pure ancora come un riflesso.
E la strada è una Persona, il Dio con noi, che ci prende per mano e ci trascina, consapevoli, verso il nostro destino di amore infinito.
Anche il teatro può essere questo: luogo del confronto e dell'incontro; può essere anch'esso una pausa del tempo, un momento del tempo senza essere un momento di tempo, un tempo speciale nel quale il tempo si concentra e si eternizza, tempo sacro, dove è possibile l'incontro con l'alterità, con l'assoluto, con Dio.
In questa sessantesima Festa del Teatro a San Miniato è proprio questo particolare aspetto che vogliamo sottolineare, per fare un punto sul senso della presenza culturale della Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, luogo del "Teatro del Cielo" che non dimentica la terra, perché l'Incarnazione è la misura del nostro impegno, che ci fa essere allo stesso tempo proiettati verso l'Infinito e ancorati alla terra, dove gli uomini sperimentano le angosce del vivere.
Il Dramma per questo non poteva esimersi da mettere in scena la memoria delle distruzioni dell'ultimo conflitto mon-diale, che diventa simbolo di tutte le guerre e le violenze, per superarla in un'ottica di perdono e di riconciliazione, con-sapevoli che, come dice Eliot.
"Degli stendardi spezzati, delle vite spezzate
Della fede spezzata in un luogo o in un altro
Fu lasciato qualcosa di più dei racconti
Narrati dai vecchi nelle sere d'inverno,
Solo la fede poteva aver fatto ciò che di buono fu fatto.
La fede integra di pochi.
La fede parziale di molti. (...)
Il male fatto è stato disfatto.
La nostra terra è così bella
Noi costruiremo la città
Luminosa nel cielo scuro,
Con nuovi mattoni e nuova calce
Una Chiesa per tutti e un lavoro per ognuno, e il mondo di Dio per tutti noi fino a quando durerà
".

Salvatore Ciulla
Direttore Artistico
Fondazione Istituto Dramma Popolare
di San Miniato




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