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Il Giornale - La recensione di Patrizia Antonini
 

Billy Budd sale sulla forca a San Miniato
Un satanico superlativo con toni di modernità per il Corrado Pani che ieri sera si è presentato nei panni di John Claggart, l'antieroe di Billy Budd, di Herman Melville, in scena alla 51a Festa del teatro di San Miniato, fino al 23 luglio, nella riduzione teatrale di Enrico Grappali, per la regia di Sandro Sequi.
Occhiali scuri e fascia da hippy in testa, l'attore specialista del male, ha incarnato in pieno l'immagine di un sulfureo ceffo, lasciando emergere tutta la purezza di cuore e la bontà del gabbiere di parrocchetto - Billy Budd, appunto - interpretato da un ottimo Maximilian Nisi.
Tra un flashback e l'altro, sullo sfondo di una suggestiva imbarcazione, dalla consistenza petrosa più che lignea, progettata per questa produzione dal pittore Pietro Cascella, si è dipanato il filo della perpetua lotta tra le forze del bene e quelle del male, evocando un'atmosfera di impalpabile religiosità.
Frasi stralunate lasciate a mezzo, talvolta prive di logica e compimento, arricchiscono il racconto che si svolge a ritroso, per stazioni successive, in un'inesorabile progressione di fatti che si sviluppano soprattutto, come mostruose piante carnivore, nella mente di Claggart. Così, passo dopo passo, cresce l'attesa, l'attesa di assistere al trionfo di Billy, troppo puro d'animo per vivere, e arruolato suo malgrado sulla fregata da guerra «Indomita».
In un'atmosfera di tragedia greca, col coro dei vecchi marinai di tutti i tempi, e «la voce del mare», che sottolinea il verdetto, si consuma il percorso interiore dell'uomo e la presenza illuminante del metafìsico, fino all'epilogo della crocefissione.
Invidiato dal maestro d'arme Claggart, alle cui infondate accuse risponde con un pugno assassino, Billy finisce infatti per penzolare dal pennone in forza di una giustizia - che per quanto ingiusta - deve compiere il suo corso. Questo è il destino del primitivo.
Ma la catarsi a portata di mano è sottolineata dai giochi di luce di Hubert Westkemper e dalle musiche di Francesco De Luca e Alessandro Forti, che guidano il pubblico verso il rasserenamento e la pace.
«L'impiccagione di Billy - ha spiegato il direttore dell'Istituto del dramma popolare di San Miniato, Luciano Marrucci, prima dello spettacolo - è celebrato come l'assunzione del giovane alla sfera che gli è più congeniale, cioè: quella del celeste. Questo è un Billy Budd non fuori dalla religione, ma prima della religione».
Il racconto, scritto nel 1891, a pochi mesi dalla morte di Melville, è considerato il testamento poetico del suo autore, scevro dai titanismi della sua più celebre opera Moby Dick, e ricco piuttosto di una sacralità dal sapore quasi medievale.
PATRIZIA ANTONINI, Il Giornale, 19 luglio 1997




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