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Presentazione del Direttore Artistico
 

È con profonda emozione che mi accingo a presentare, in qualità di Direttore Artistico, La Festa del Teatro di San Miniato del 2002.

Quando nel febbraio di quest’anno il Presidente, professor Gianfranco Rossi, a nome del Consiglio della neonata Fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, mi chiese se volevo dare il mio contributo alla storica tradizione della Festa del Teatro in qualità di Direttore Artistico, fui percorso da una grande emozione. Come quella volta, sono passati molti anni, quando, giovane aderente dell’Azione Cattolica, mentre mi trovavo sul pullman che mi avrebbe condotto insieme a molti I simboli dei Templarimiei coetanei universitari a partecipare, nel Palasport di Roma, ad un incontro dell’Associazione con Sua Santità Giovanni Paolo II, mi fu chiesto di leggere e interpretare davanti al Papa, come piccolo dono dell’Associazione Cattolica Italiana, alcune sue poesie. O come quando molto più recentemente, in occasione del Giubileo del 2000, Sua Eccellenza Monsignor Alessandro Plotti, mi consentì di realizzare, nella Cattedrale di Pisa, l’opera lirica sacra Quem Queritis?, composta per l’occasione dal Maestro Roberto Tofi, su mio libretto, liberamente tratto dalle molteplici sacre rappresentazioni medievali della tradizione umbra e toscana, vincendo la perplessità di alcuni, giustamente timorosi di fronte ad un’opera inedita, realizzata su commissione, senza quindi la certezza aprioristica di un risultato positivo.

 

“Che freddo terribile!”, pensai, come dice molto bene il povero Ivan Vasil’evicˇ Lomov, ne “La proposta di matrimonio” di A. Cechov, descrivendo la sua reazione emotiva quando aspetta, trepidante, tutto solo sulla scena, l’arrivo di Natal’ja Stepanovna Cubukov che ha pensato di chiedere in moglie. Anch’io provai la stessa sensazione, perché mi era stata chiesta una cosa grande, importante, tremendamente difficile. In un attimo ripercorsi tutta la mia storia artistica e professionale. La scoperta in giovane età prima della musica, poi del teatro, la memoria dei primi spettacoli realizzati come regista e come attore, la fondazione e la direzione a Pisa del Centro Sant’Andrea, l’incontro con alcune figure fondamentali per la mia formazione culturale ed artistica, Giovanni Testori, Elena Bono, Monsignor Benvenuto Matteucci e, in particolare, Orazio Costa, Maestro sommo del teatro italiano. E soprattutto la consapevolezza del significato che ho sempre dato al teatro, visto come un modo per cercare il senso della vita, un luogo di confronto e di comunione, un tempo di incontro, e a volte di scontro, con la dimensione dell’Alterità, del Mistero, dell’Assoluto.

 

E questo è stato anche il senso ed il significato più profondo dell’attività dell’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato, della sua ostinata, ininterrotta, lunghissima presenza nel panorama culturale italiano ed europeo, della sua totale fedeltà ad un’idea precisa di teatro, quella di un “Teatro dello Spirito”, non intendendo con questa definizione una riduzione del teatro ad un semplice dramma spirituale, agiografico, magari anche ricco di buoni e consolatori sentimenti, ma un tentativo di interrogarsi sui destini ultimi dell’uomo, accettando il rischio di un teatro che cerca il senso della vita, un teatro di filosofia, dove l’uomo, non rinunciando alla propria carnalità, si apre anche alla dimensione del sacro. “Che freddo terribile!”, che impresa titanica, anche solo continuare semplicemente questa tradizione, restando strenuamente legati, con gli aggiornamenti necessari, alla sua radice.

 

Dopo qualche esitazione infine – qualche anno fa potevo giustificarmi pensando di essere preda di una “giovanile incoscienza”, oggi solo “incoscienza” – ho accettato questo incarico e mi sono messo al lavoro con grande entusiasmo. In questo mi ha aiutato soprattutto il ricordo e l’opera del mio Maestro, Orazio Costa, presente molte volte a San Miniato, con spettacoli memorabili (“Il poverello” di Copeau e “I Dialoghi delle Carmelitane” di Bernanos, per citarne solo due) e al quale era legato da un affetto del tutto particolare.

 

È con questi pensieri che presento il programma della Festa del Teatro del 2002, nella speranza di avere iniziato un lavoro che possa condurre gradatamente il Dramma Popolare alla sua naturale dimensione di Istituto Culturale, dove, attraverso una serie di iniziative (corsi, seminari, incontri, rassegne, produzioni, ecc.), possa nascere e vivere concretamente nel nostro paese, un luogo di ricerca e di confronto, una “casa” della “parola” detta, scritta, interpretata, comunicata, amata.

 

Il Direttore Artistico

Salvatore Ciulla

 




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