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La Nazione - La recensione di Luciana Libero
 

E Zanussi mette in scena 'San Francesco superstar'
Forse fondare un Ordine religioso nel Duecento era un po' come organizzare un gruppo extraparlamentare tipo, mettiamo, Lotta continua. Se poi era capeggiato da uno che prendeva il Vangelo alla lettera, si spogliava dei beni di famiglia e inneggiava alla povertà facendo adepti e proseliti, allora si sfiorava l'eresia. Quell'eresia rivoluzionaria di un ideale troppo bello e troppo alto da vivere nella vita reale, roba per santi insomma. Quando Joseph Delteil, classe 1894, scriveva Francois D'Assise si era infatti nel '60 e i fermenti di un certo ribellismo da maggio francese si ritrovano ni un ritratto del poverello d'Assisi che pare un giovane Che, a capo di una banda di ragazzi, che con le sue fisse sulla povertà si ritrova ben presto in rotta di collisione con le alte sfere della Chiesa e con l'ortodossia cattolica. A mettere in scena questo adattamento dal romanzo originario titolato L'uomo che vide, è il polacco Krzysztof Zanussi per l'annuale appuntamento dell'Istituto del Dramma di San Miniato. Il tema non doveva essere nuovo per Delteil che proprio con Jeanne D'Arc (che poi fu il film di Dreyer) diventò famoso nel 1925. Quasi quarant'anni dopo è Francesco che come la pulzella d'Orleans vagheggia di cambiare il mondo con la passione dei neofiti e l'estremismo della gioventù. E quando cade in preda ai veri interpreti della dottrina viene fatto a pezzi e smembrato tra il vero Francesco e il «francescanesimo» con quei distinguo da teologi tra verità e eresia che lo porteranno ben presto alla morte da santo, con tanto di stimmate. Solo allora la Chiesa se ne riapproprierà. Costruito come un teatro cronaca, con una sorta di narratore, l'uomo che vide, che commenta in bicicletta fatti e avvenimenti; mescolando costumi d'epoca e tratti contemporanei lo spettacolo indulge ad aspetti da opera pop, una sorta di «Francesco superstar» con musiche e canti e fanciulle innamorate di quell'ideale come Chiara fondantrice delle Clarisse. Il tutto fortunatamente affidato ad un'abile compagnia di attori, a cominciare dall'ottimo narratore Carlo Simoni, a Maximilian Nisi, giovane scattoso Francesco, già presente nel Billy Budd della scorsa edizione; ad Antonio Pierfederici e a Maggiorino Porta e, nelle parti femminili, Frida Bruno e Sara D'Amano. Bravi anche i confratelli Gaetano Lizzio, Andrea Nicolini, Massimo Di Michele, Danilo Bertazzi e Fabio Massimo Amoroso. Nel ruolo del vescovo Nicasio Anzelmo. Applausi.
LUCIANA LIBERO, La Nazione, 21 luglio 1998




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