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La recensione di Mario Grieco
 

Fiorenza tra Medici e cielo
Con uno spettacolo certamente superiore a quelli presentati nelle sei edizioni precedenti si è svolta la quarantesima Festa del teatro di San Miniato. Il direttore artistico Marco Bongioanni ha infatti scovato l'unica opera teatrale del romanziere tedesco Thomais Mann, Fiorenza. Coadiuvato dal regista Aldo Trionfo, ha ridotto ad un'ora e mezza di spettacolo questo dramma, mai rappresentato in Italia (come esige lo statuto della Festa) e ohe ha avuto solo quattro edizioni, la prima nel 1907 a Francoforte e la quarta nel '18 a Vienna.
La vicenda narra dello scontro-incontro tra Lorenzo de' Medici morente e Girolamo Savonarola, l'8 aprile 1492 nella Villa medicea di Careggi. Il signore di Firenze sul letto di morte vuole conoscere personalmente il frate domenicano che dai pulpiti di San Marco e di Santa Maria del Fiore lancia infuocate accuse alla sua condotta di vita e al suo governo che privilegia la ricerca della bellezza artistica e mondana, anteponendola alle leggi della Chiesa e al conseguimento della giustizia.
Savonarola, che nel primo atto appare ora all'uno ora all'altro lato del palcoscenico mentre tiene le sue profetiche prediche, appare in una dimensione nuova rispetto a quella che probabilmente molti credono: sicuro e forte nelle sue tesi ma debole, prostrato, quasi febbricitante, nel fisico. Lorenzo, invece, nonostante cerchi di vincersi, mostra in più d'un momento d'essere sfiorato dal dubbio. Si realizza, così, un confronto, che, al di là dei toni duri, assume ben presto la fisionomia di un incontro nel quale entrambi, ognuno dalla sua posizione, evidenziano una statura elevata ed una sostanziale, e moderna, disposizione al dialogo costruttivo. Ed è proprio quello della tolleranza il « messaggio » sottinteso del dramma e sottolineato dalla riduzione di Trionfo e Bongioanni.
E' uno spettacolo di grande fascino, sia per il testo sia per la realizzazione. La regia (Trionfo si è servito della collaborazione di Lorenzo Salveti) è nervosa e precisa come un meccanismo ben oliato. Arnoldo Foà è un Lorenzo indomito, nonostante la sua malattia, che prepara con apprensione la sua successione; Virginio Gazzolo è un Girolamo Savonarola intenso e fermo nelle sue convinzioni. La corte medicea, con alcuni fra i maggiori fiorentini dell'epoca da Pico della Mirandola ad Angelo Poliziano, dal Pulci al Ficino vien resa egregiamente con tutti i suoi limiti e le sue meschinerie, da un gruppo di ottimi giovani attori. La Fiorenza del titolo, emblema della città di Firenze contesa dalla signoria terrena dei Medici e quella spirituale del Savonarola, è la dolce ed affascinante Sabrina Capucci.
Le scene di Giorgio Panni, i costumi di Aldo Buti e le musiche curate da Paolo Terni; contribuiscono egregiamente a rendere lo spettacolo un grande evento teatrale.
Mario Grieco Il Nostro Tempo




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