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Radio Vaticana - La recensione di don Raffaello Lavagna
 

PRESENTAZIONE
Per la sua LIX Festa del Teatro, la Fondazione dell'Istituto del Dramma Popolare di San Miniato (Teatro dello Spirito) ha presentato, quest'anno, lo spettacolo Il custode dell'acqua una drammaturgia del romanzo di Franco Scaglia, nell'adattamento di Sergio Pierattini e Marzia G. Lea Pacella, per la regia di Maurizio Panici.

TESTO
E' sempre molto difficile poter trasporre il soggetto di un romanzo a teatro - sia per poter riprodurre le sue varie vicende umane, che per i suoi contenuti morali e sociali - ricordiamo i Promessi Sposi, o anche il Mulino del Po che, però, ebbero a loro disposizione, non un tempo di solo un paio di ore, ma distendersi in parecchie puntate televisive!
E l'essersi salvati, non è un merito da poco per i due riduttori Pierattini e Pacella, che hanno lavorato sul romanzo di Scaglia, che intreccia le complesse vicende umane, sociali, ecologiche moderne della Palestina - e dove il regista Panici, aiutato da una movimentata scenografia di Daniele Spisa, ha giocato con maestria per dipanare la matassa degli eventi medio orientali, dove attorno alla figura centrale del francescano Padre Matteo, tutti i personaggi: l'ebreo, lo sceicco musulmano, e la storia dei due fidanzati il cristiano-israeliano Shlomo e l'ebrea Hanan - si trovano tutti, alla fine, pur con soluzioni diverse umane - si trovano tutti ad aver avuto, pur nei loro contrasti, si ritrovano tutti ad aver sognato per un meraviglioso atto di amore (sia pure fallito, ma che è un presagio per un futuro di pace) si ritrovano a sognare per un destino diverso per la tormentata terra di Palestina.
Ottime le prestazioni di tutti gli attori: dal protagonista Padre Matteo (Maurizio Donadoni) al Custode (Renato Campese) a Saul l'ebreo (Carlo Simoni) allo Sceicco (Sergio Basile) ed ai due giovani fidanzati (Silvia Budri e Francesco Biscione), in un testo che punta a far capire, a convincere che "culture diverse possono trovare armonie comuni... per una melodia che dovrebbero riuscire a cantare assieme: Ebrei, Palestinesi, Cristiani" come in passato, e come gli sforzi culturali di studiosi e di archeologi cercano di documentare... una utopia? Certamente no, se è vero, come deve essere vero, che "spes ultima dea"!
Naturalmente, questo breve resoconto, non può dire tutto della trama, né del valore artistico e drammaturgico del testo e della rappresentazione, il cui sottotitolo potrebbe essere quello preso dalla liturgia (e che farebbe piacere a Padre Matteo) "pace in terra agli uomini di buona volontà", rappresentazione che è un atto di coraggio da parte del Festival di San Miniato, che ha deciso l'azzardo di temi così attuali e scottanti - in una rappresentazione, che, pur con qualche ricuperabile difficoltà per la fonia, andrà in scena a San Miniato, sino a mercoledì prossimo 27 luglio.
Raffaello Lavagna, Radio Vaticana, 22 luglio 2005




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