Questo sito utilizza cookie tecnici, di profilazione propri e di terze parti. Se continui la navigazione, se accedi ad un qualunque elemento di questa pagina (tramite click o scroll), se chiudi questo banner acconsenti all'uso dei cookie.
Chiudi ed Accetta Voglio saperne di più
 

ARCHIVIO DI TUTTE LE EDIZIONI:

cerca all'interno del sito:

SEGUICI SU:


facebook youtube email



Ministero

Regione Toscana

ARCHIVIO
 
Il Secolo XIX 24/07/2009
 

BONO CONTRO MACHIAVELLI,NO ALLA GUERRA

 

 

Da oggi a mercoledì la Festa del Teatro di San Miniato proporrà in anteprima mondiale un dramma di Elena Bono: “La testa del profeta” per la regia di Carmelo Rifici. Si tratta della terza opera teatrale della scrittricepresentata dall’Istituto del Dramma Popolare, il più antico d’Italia, www.drammapopolare.it, dopo la messa in scena di “Le spade e le ferite” nel 2000 per la regia di Ugo Gregoretti e di “I Templari” nel 2002 per quella di Pino Manzari.

Elena Bono, classe 1921, figlia di un noto studioso di letteratura classica, nasce a Sonnino, in provincia di Latina, e si trasferisce adolescente in Liguria, a Chiavari, dove si è formata, vive tutt’ora e dove ha scritto tutte le opere di poesia, teatro, narrativa, critica e traduzioni di Sofocle. Pubblicata negli anni ’50 da Garzanti, a partire dagli anni ’80 la sua opera è stata interamente pubblicata dall’editore Francangelo Scapolla, per Le Mani Recco. Nonostante la Bono resti poco conosciuta al grande pubblico, è considerata “la scrittrice più importante della seconda metà del XX secolo”, almeno secondo Giovanni Casoli in “Novecento letterario italiano ed europeo” (Città Nuova, 2005) e il suo ormai introvabile “Morte di Adamo”, tradotto in molte lingue, è considerato anche all’estero un capolavoro.

Sulla rivista La civiltà cattolica del 20 giugno, Ferdinando Castelli (S.J.) così scrive: “Quando ci si immerge nella lettura delle opere di Elena Bono si avverte l’atmosfera della grande letteratura, cioè dello scontro tra il bene e il male, la vita e la morte, la libertà e la responsabilità, Dio e il nulla. L’uomo si scontra con le domande radicali sulle quali si gioca il suo destino. E alcuni nomi rimbalzano subito alla mente: Euripide, Sofocle, Dostoevskij, Gertrud von Le Fort. Sulla scia di questi classici, la Bono accosta i suoi personaggi con singolare introspezione psicologica e pietà cristiana, li ascolta, li scruta, li insegue nelle tortuosità della loro anima e delle loro scelte. Ne viene fuori una galleria di gente dall’anima ferita, che urla il suo dolore, sgomenta del suo destino, sollecitata dal richiamo del nulla e della speranza.”

La testa del profeta” racconta il dramma della decapitazione di Giovanni il Battista, che non compare mai sulla scena e che pure fa sentire tutta la sua presenza e importanza morale proprio attraverso i dialoghi fra coloro che, tutti insieme, anche se a vario titolo e con scopi diversi, concorrono a decretarne la morte. I personaggi, anche se mossi dalle più diverse passioni, agiscono sempre lucidamente, sul filo di una dialettica serrata che invita il lettore a un ascolto profondo e responsabile, che interpella la coscienza. «È una partita a scacchi giocata con freddezza da tutte le dramatis personae» dice l’autrice «e la posta in gioco è proprio la testa di Giovanni. Come provocazione al mio estro stanno le parole famose di Machiavelli: “Tutti i profeti armati vinsono e i disarmati ruinorono”. Profeta armato per Machiavelli è Mosè, un arabo direbbe Maometto, profeta disarmato è espressamente, per Machiavelli, Gerolamo Savonarola, che vide sul rogo con raccapriccio e riprovazione di uomo politico. E a questo punto mi sono fatta una domanda: e Gesù Cristo? Vincitore o vinto? E cosa dire degli stessi personaggi del dramma? È un vincitore Erode? E il sacerdote Anna? E Salomè? La piccola volpe emergente su tutto questo convegno di volpi senza pietà e senza pentimento possibile. Ma tutto» avverte la scrittrice «viene trasceso da quel senso di agonia spirituale condensato nella figura di Daniele, in cui si esprime il senso stesso della vita cristiana, così come espresse Pascal: il cristiano è colui che veglia nell’orto degli ulivi fino alla fine del mondo. Di fronte a questa tristezza sublime a cosa si riduce la furbizia del mondo? Tutte le sue trame, e lo scopo finalmente conseguito di far cadere la testa di Giovanni, a una misera partita di ragazzi cattivi e stolti, marchiati per sempre dal sangue dell’innocente sacrificato. Machiavelli o Pascal? Il lettore e lo spettatore devono prendere a loro volta una posizione».

«Scrivendo questo dramma» conclude la Bono «ho voluto rispondere cristianamente a Machiavelli: i profeti disarmati possono vincere più di quelli armati, perché Gesù non aveva armi, anzi dalle armi è stato ucciso. Era l’arma dello spirito che contava, e conterà sempre, nonostante tutto».

© Stefania Venturino




© 2002-2021 fondazione istituto dramma popolare di san miniato

| home | FESTA DEL TEATRO 2023 | chi siamo | dove siamo | informazioni e biglietti | scrivici | partner | sala stampa | trasparenza | sostieni | informativa privacy | informativa cookie |

 

Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato
Piazza della Repubblica, 13 - 56028 San Miniato PI
P.I 01610040501

Home