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SPECIALE EDIZIONE 2006
 
Corriere dell'Umbria - La recensione di Romanelli
 
Presentazione del Presidente
Presentazione del Direttore Artistico
I Templari di Elena Bono (di Elio Andriuoli)
Chi è Elena Bono
Nota dell'autrice
Note storiche sull'Ordine dei Templari
Visita virtuale della piazza
Cantastorie (di Pino Manzari)
Note di regia
Il manifesto
Il manifesto (foto)
La Locandina
Gli attori
Le foto della rappresentazione
Il programma della LVI festa del teatro
Incontro studio- I TEMPLARI
MAGGIO DELLA PASSIONE DI GESU' CRISTO
PAROLE, PAROLE, PAROLE
Il Tirreno - La recensione di Gianfranceschi
Avvenire - La recensione di Luca Doninelli
La Stampa - La recensione di Masolino D'Amico
La Nazione - La recensione alla prima dello spettacolo
L'Unità - La recensione di Aggeo Savioli
Il Manifesto - La recensione di Rizza
Il Giornale della Toscana - La recensione di Mecenate
L'Osservatore Romano - La recensione di Andrea Fagioli
Il Corriere Cesenate - La recensione di Baroni
Gente - La recensione di Geron
Il Giornale - La recensione di Groppali
Sipario - La recensione di Mauro Martinelli
Famiglia Cristiana - La recensione di Pensa
La Voce dei Berici - La recensione di Baldo
Corriere dell'Umbria - La recensione di Romanelli

"I Templari": alla ricerca della verità
C'è un ricamo senza posa tra cabale politiche e ricerca della verità nella còlta e documentatissima drammaturgia de I Templari, di Elena Bono. L'autrice l'ha proposto per la Festa del Teatro, a S.Miniato, dove, da cinquantasei anni, nella magica Piazza del Duomo, si esplora la sacralità di testi che pongono l'uomo a cospetto con il suo destino e le domande che contano. Il dramma, pubblicato nel 1986, è ambientato nel 1310. In una magione nel Circeo sono segregati gli ultimi membri dell'Ordine Cavallesco, difensori del Santo Sepolcro. Lo ha recentemente soppresso, nel sangue e nei roghi, Filippo il Bello di Francia, che chiude per sempre la partita con i suoi più grandi creditori.
Pensato ben oltre il bozzetto storico, il testo, più che l'azione, scolpisce il senso e l'ambiguità delle parole, il significato del sacrifìcio e della devozione ad un credo profondo e interiore, che sorpassi ornamenti mondani, feroci convenienze di regime, squallore di tornaconti personali. Così 'quasi' nulla succede, se non il rogo finale, che salva gli iniqui e sacrifica puri e redenti nell'ultima, atroce ingiustizia. Nella finzione scenica costruita, per la
prima rappresentazione assoluta, da Daniele Spisa, e utilizzata dal regista Pino Manzari, il palco articola il confronto tra due mondi contrapposti, anche linguisticamente. In basso, si consuma il brulichìo degli 'ultimi': i prigionieri turchi; il servo testimone d'intrighi; il piccolo Alì, sintesi dell'innocenza d'Oriente e Occidente. Il coro doloroso e consapevole del popolo è nel dialogo in dialetto tra la prostituta Gisa (la fresca Maria Elena Camaiori), pronta al sacrificio per amore del morente novizio Amadeus, e Rocco da Sezze, templare pronto a rinnegare, che il navigatissimo Massimo Foschi ritrae con sincera e ruvida partecipazione nella pochezza dello slancio morale. In alto, il Precettore Templare (il teso e puntuale Marco Spiga), custode degli ambiti segreti dell'Ordine, in un impossibile compromesso tra il rigore della propria coscienza e la condanna a morte, contratta con l'Uomo Nero, mandato dal potere a reprimere e rubare informazioni. È il raffinatissimo Umberto Ceriani, che leviga parole altrimenti indicibili se affidate ad un attore privo del suo carisma, dell'arpeggio nelle sfumature, delle zone d'ombra e luce che fanno di lui un traghettatore esemplare dei modi e delle logiche del potere, della sopraffazione per abilità, arroganza e ragion di stato.
Ermanno Romanelli, Corriere dell'Umbria, 20 luglio 2002




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