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LXXII FESTA DEL TEATRO
 

PROGRAMMA UFFICIALE LXXII FESTA DEL TEATRO

Accademia Perduta - Romagna Teatri

Abu sotto il mare

Anteprima
di e con Pietro Piva
musiche Paolo Falasca
Menzione Premio Scenario per Ustica 2017

Dalle note dell'autore: "Abu sotto il mare nasce da una fotografia di un bambino ivoriano dentro ad una valigia passato ai raggi X alla dogana di Ceuta. Lo spettacolo è la versione di come quel bambino immagina che siano andate le cose o di come sarebbero potute andare. Un bambino dentro una valigia è un limite, un confine. C'è un film sui campi di concentramento che si chiama il bambino nella valigia. Abu è come il bambino della valigia nei lager nazisti, come un bambino tornato a nascondersi nella pancia, che fuori tira una brutta aria". Ma è anche Pinocchio che va a salvare il babbo nella pancia della balena o Ulisse che si nasconde dentro un cavalluccio di legno. Le sue domande sono quelle giuste, quelle che riportano alla vista la tragedia che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni ma che non sempre riusciamo a vedere."

San Miniato, Giardino della Cisterna della Misericordia, 19 giugno 2018 ore 21.30


Teatro Belli

Il sogno di Ipazia

di Massimo Vincenzi
con Francesca Bianco
Regia Carlo Emilio Lerici
voce fuori campo Stefano Molinari
musiche Francesco Verdinelli

Lo spettacolo ripercorre la storia di Ipazia, filosofa astronoma e matematica pagana vissuta ad Alessandria d'Egitto a cavallo tra 300 e 400. Donna-simbolo per generazioni di donne, amatissima dal pensiero femminista non solo per essere stata una delle migliori eredi del platonismo, scienziata di argute invenzioni, ma soprattutto per aver incarnato libertà e autonomia di pensiero in forme " possiamo dire oggi - moderne. Ma proprio per questo fu perseguitata e uccisa dai cristiani e per questo è diventata una figura simbolo nella cultura umanista e libertaria di tutti i tempi, da Voltaire in poi, protagonista di studi, riflessioni, opere d'arte, film. Lo spettacolo racconta l'ultimo giorno di Ipazia. Dal suo risveglio al mattino, seguito dall'uscita di casa per recarsi alla sua scuola, sino all'aggressione e alla morte. La narrazione è intervallata dal ricordo di una delle imprese "disperate" tentate dalla protagonista: salvare la biblioteca di Alessandria.

San Miniato, Giardino della Cisterna della Misericordia, 25 giugno 2018 ore 21.30


Versiliadanza - Small Theater/National Centre of Aesthetics - in coproduzione con Fondazione Istituto Dramma Popolare

Narek - un poema armeno

Regia Vahan Badalyan
Coreografia Angela Torriani Evangelisti
Video, riprese e montaggio Leonardo Filastò
Interpretazione Leonardo Diana, Arsen Khachatryan, Ashot Marabyan, Angela Torriani Evangelisti e la collaborazione delle danzatrici del progetto R.O.S./ researchopenspace diretto da Samuele Cardini/Opus Ballet Centro Coreografico
Testi Gregorio di Narek
Traduzione italiana P. Levon Boghos Zekiyan
Testo italiano fuoricampo letto da Gianluigi Tosto e Angela Torriani Evangelisti, Leonardo Filastò, Leonardo Diana
Una produzione Versiliadanza/ Small Theatre NCA/ Fondazione Istituto del Dramma Popolare di San Miniato - LXXII Festa del Teatro con il sostegno di MiBACT - Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze

A dieci anni dal lavoro che dette vita alla prima collaborazione tra la compagnia armena Small Theatre/NCA e Versiliadanza ispirato al "Book of Lamentations/ Libro della Lamentazione" di G. Nareghatsi o Gregorio di Narek, famoso poeta, musicista e filosofo armeno del X secolo, torniamo, in occasione dell'edizione 2018 della Festa del Teatro di San Miniato, a parlare e confrontarci con questo inesauribile testo della cultura armena la cui "parola" (ban in armeno) è impressa nell'animo umano di chi ha potuto leggerne anche solo una frase.
Il "Nareghatsi", scritto negli ultimi anni della vita di Gregorio di Narek, é diventato un emblema per la forza e il potere delle sue preghiere, simbolo del grido di tutti gli Armeni, a tal punto da considerare "il Narek" un talismano da tenere sotto il cuscino degli infermi e dei malati. Si narra che al momento del terribile genocidio, ogni Armeno tenesse in tasca un brano delle preghiere di Narek.
La folgorazione della sua parola, la folgorazione per la terra e gente d'Armenia, i suoi colori, i suoi artisti (tra cui l'eclettico e poetico Parajanov), sono l'ispirazione per questo spettacolo tra teatro e danza che si snoda attraverso un percorso a quadri, attraverso stanze, scale, anfratti, luoghi del quotidiano dove il testo e la lingua armena, mescolati alla traduzione italiana, possano risuonare nel rapporto ancor più intimo tra umano e divino, nell'univoco sguardo di due culture rivolte al tema del dolore, della colpa, della spiritualità, della rinascita.
Lo spettacolo è accompagnato dalla mostra Della mia dolce Armenia curata da Andrea Ulivi, editore e fotografo. Immagini che ci conducono in luoghi di fede e devozione, in scorci di città, in volti e sguardi umani. Una porta ulteriore spalancata sulla visione di questo Paese che per primo, nel 301 d. C., si convertì al cristianesimo.

San Miniato, Giardino della Cisterna della Misericordia di San Miniato, 4-5 luglio 2018, 2 repliche ore 21.15 e ore 22.30 SI SUGGERISCE LA PRENOTAZIONE IN QUANTO I POSTI SONO LIMITATI


Matteo Corradini

Tua Anne - parole e voci di Annelies Marie Frank

A cura di Matteo Corradini
con Pavel Zalud Trio: Matteo Corradini, voce - Marcella Carboni, arpa - Enrico Fink, flauto traverso, voce

Ricordare non è un favore che facciamo a un popolo poco conosciuto o per alcuni sconosciuto quale è il popolo ebraico. Fare memoria è un favore e una promessa che facciamo anzitutto a noi stessi e a chi verrà dopo di noi. Non smarrire la memoria di uno dei momenti più drammatici del passato europeo significa anzitutto non smarrire la memoria della propria benevolenza. Ma come fare in modo che il ricordo non diventi occasione di retorica e parole povere di senso" Come invogliare gli adulti e i ragazzi al gusto della storia e della memoria? Sono domande molto attuali, per le quali si stanno definendo via via le linee di una didattica che sarà sempre più importante in futuro, e che spingono a tentare strade diverse per intraprendere una conoscenza, non solo storica, di quegli eventi. Ricordare Anne Frank significa ricordare un episodio fondamentale dello sterminio degli ebrei, per ricordare l'intera Shoah. Sono domande e questioni passate nel tempo ma mai passate a livello ideale e sociale. Divulgare significa anzitutto far sapere, conoscere e raccontare. Divulgare significa anche rendere più semplici (ma non semplicistici) il lessico e le narrazioni perché i contenuti siano percepiti e compresi da un pubblico più vasto, magari composto da bambini o ragazzi. Non dare nulla per scontato, a settant'anni di distanza, significa trovarsi di fronte ad una occasione, la possibilità di avvicinarsi seriamente ad una questione partendo dall'essenziale, dalle motivazioni di fondo.

San Miniato, Anfiteatro della Misericordia di San Miniato Basso, 9 luglio 2018 ore 21.30


Tua Anne - Matteo Corradini, voce recitante, regia

Tua Anne - Marcella Carboni, arpa, effettistica

Tua Anne - Enrico Fink, flauto traverso, voce, arrangiamenti

Tua Anne - Trio - Pavel Zalud Trio Matteo Corradini Marcella Carboni ed Enrico Fink


Associazione Suonamidite - in collaborazione con Fondazione Istituto Dramma Popolare

La sposa e il suo Dio - Storia di una terra e delle sue radici

di e con Mario Costanzi e il gruppo corale polifonico georgiano Nanila.

Il riecheggiare dei canti che dalle valli e dai monti del Caucaso raggiunge la nostra penisola ci fa sentire quanta ricchezza di cultura può venire dai popoli che abitano la nostra Europa. Trovandoci di fronte al popolo georgiano così fortemente caratterizzato dalla sua unicità linguistica e storica e che conserva una traccia così forte delle sue origini, la possibilità di fruire di un contatto diretto con quelle musiche e quei canti interpretati proprio da georgiani rappresenta un'occasione per assistere a qualcosa di unico. I canti e le esecuzioni musicali disegneranno quindi un percorso attraverso il quale sarà possibile conoscere direttamente la profonda attitudine spirituale ed artistica di questo popolo; la conoscenza è il primo passo necessario per ogni cultura di accoglienza e di inclusione.

Montopoli in Val d'Arno, Santuario della Madonna di San Romano, 12 luglio 2018 ore 21.30


Associazione K / Dramma Italiano di Fiume - Teatro Croato Ivan De Zajc (Rijeka/Fiume - Croazia) - La Confraternita del Chianti

Esodo pentateuco # 2

di Diego Runko, Chiara Boscaro, Marco Di Stefano
con Diego Runko
drammaturgia Chiara Boscaro
regia Marco di Stefano
musiche Lorenzo Brufatto, eseguite e registrate dall'ensamble da camera il canto sospeso
traduzioni Craig Allen, Ester Barlessi, Brigita Lorger, Tamara Tursič
progetto grafico Mara Boscaro
assostente alla regia Cristina Campochiaro

Rudi non è mai emigrato, ma tanti ne ha visti partire, sul Toscana, il piroscafo che portava gli esuli in Italia.
Rudi è un istriano di Pola, come il bambino di dieci anni cui decide di raccontare la sua storia. Una storia rocambolesca fatta di bombe, di zanzare, di barche e di Alida Valli. Ma Rudi non è il solo personaggio di "ESODO pentateuco #2": Diego Runko recita in quattro lingue per dar vita al giornalista croato alle prime armi, al soldato inglese tifoso del Liverpool, al sacerdote partigiano, al ragazzo di Pola che pesca con le bombe per la prima volta in vita sua. A fare da cornice, due date simbolo: il 25 giugno 1991, giorno dell'Indipendenza della Croazia, e il 18 agosto 1946, giorno in cui un'esplosione sulla spiaggia di Vergarolla segna simbolicamente l'inizio dell'Esodo.

San Miniato, Giardino della Cisterna della Misericordia, 16 luglio 2018 ore 21.30


Elsinor Centro di Produzione Teatrale

Farsi silenzio

progetto e interpretazione Marco Cacciola
drammaturgia Tindaro Granata
Suono Marco Mantovani
partner tecnico Silentsystem

Dio o la Natura, a seconda di ciò in cui si crede, ci hanno dato una bocca e due orecchie: evidentemente perché ascoltassimo il doppio e parlassimo la metà! Farsi Silenzio, per fare spazio e prendersi tempo. Il progetto nasce da un pellegrinaggio artistico, alla ricerca del sacro in ogni dove. Uscire dai propri luoghi e predisporsi ad accogliere l'inaspettato è un gesto semplice e potente, così come ogni volta che si inizia un viaggio nell'ascolto dell'altro da sé. Lo spettacolo sarà un viaggio alla riscoperta della lentezza, del silenzio attraverso la quotidianità della vita. Gli spettatori verranno dotato di cuffie, in modo da cercare e attivare nuove relazioni tra lo spazio esterno/pubblico e quello interno/ privato. In un'epoca in cui l'immagine è così prepotente, il tentativo è lasciare che il suono suggerisca le parole, per scrostarle e riportare alla luce il loro vero significato: c'è bisogno di silenzio.

San Miniato, Oratorio di Sant'Urbano, 25 luglio 2018 ore 18.30


Elsinor Centro di Produzione Teatrale - Arca Azzurra Teatro - Fondazione Istituto Dramma Popolare

La masseria delle allodole

dall'ononimo romanzo di Antonia Arslan
elaborazione drammaturgica Francesco M. Asselta e Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
costumi Elisa Zammarchi
luci Federcio Biancalani e Michele Sinisi
aiuto regia Nicolò Valandro
regia Michele Sinisi
con (in o.a.) Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni d'Addario, Marisa Grimaldo, Giulia Eugeni, Arsen Khachatryan, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Roberta Rosignoli, Michele Sinisi, Adele Tirante

Lo spettacolo è tratto dal romanzo La Masseria Delle Allodole di Antonia Arslan, scrittrice italo armena, che narra le atrocità del genocidio armeno attraverso la tragedia vissuta dalla sua famiglia. In occasione della morte del capofamiglia, il primogenito Yerwant, trasferitosi in Italia giovanissimo, decide di ritornare in patria per riabbracciare la famiglia e suo fratello Sempad. In quello stesso periodo, primavera del 1915, a ridosso dello scoppio della Grande Guerra, la Turchia decide di "purificare" il carattere nazionale attraverso criteri etnico-culturali-religiosi avviando lo sterminio del popolo armeno, che da millenni abitava quella terra. Cominciano le deportazioni e la famiglia di Sempad per sfuggirvi si rifugia nella propria masseria. Un gruppo di soldati, informato di questo spostamento, irrompe nella masseria e uccide tutti i maschi, compresi i bambini, tranne il piccolo Nubar, che portava un vestitino da femmina. Le donne, tra cui Shushanig senza più Sempad, vengono deportate assieme a tanti altri armeni verso i campi di concentramento in Siria. In quel viaggio si mostra la ferocia disumana delle squadracce dell'esercito turco contro i perseguitati, privati di cibo e acqua, affogati nella disperazione, marce forzate, decine di migliaia di donne stuprate e seviziate: un totale di 1.500.000 persone saranno portate alla morte secondo un modello che di lì a poco ispirerà Hitler nello sterminio degli ebrei. Dell'intera famiglia, sfuggiranno alla morte solo tre bambini che riusciranno ad arrivare in Italia. Sulla scena si racconta di come la politica, completamente svincolata dalla morale, diventa indifferente ai valori della civiltà. Qui si racconta dell'assenza di limiti umani e della morte di Dio, di ciò che fa diventare il genocidio "utile a qualcosa".


Michele Sinisi


Braschi Stefano


Cacciola Marco


D'Addario Gianni


Eugeni Giulia


Grimaldo Marisa


Khachatryan Arsen


Masella Ciro


Medri Stefania


Mingucci Giuditta


Paternoster Donato


Rosignoli Roberta


Tirante Adele

San Miniato,  Piazza del Duomo dal 19 al 25 luglio ore 21.30



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